microbiota dei neonati

Microbiota dei neonati

Abbiamo parlato più volte dell’importanza che il microbiota riveste nel nostro organismo, ma quando si sviluppa il microbiota? È presente fin dalla nascita? Ecco quindi un articolo che spiega in modo semplice e comprensibile il microbiota dei neonati.

Come sappiamo, il microbiota è l’insieme di tutte la popolazione di microrganismi che popolano il nostro organismo, il cui codice genetico è detto microbioma. Ma quando si sviluppa?

L’uomo e l’importanza del microbiota

L’uomo è un “super-organismo”, risultante dalla combinazione simbiotica del suo patrimonio genetico e del suo microbiota. Possiamo affermare che l’essere umano è un vero e proprio ecosistema batterico complesso, che ospita una gran varietà di specie e caratterizzato da funzioni metaboliche, immunologiche e fisiologiche diverse.

Il microbiota intestinale svolge un ruolo fondamentale nell’organismo perché partecipa allo sviluppo del sistema immunitario, uno sviluppo che inizia al momento della nascita. Quando si è in uno stato di eubiosi si ha una vera e propria barriera contri i patogeni perfettamente funzionante, al contrario, quando si è in uno stato di squilibrio, detto disbiosi, il nostro sistema immunitario risulta indebolito e si è più soggetti all’insorgenza di patologie e malattie.

Il microbiota dei neonati

Il microbiota dei neonati, e dei bambini in generale, è fortemente diverso da quello degli adulti. Una differenza sia in termini di complessità batterica (il numero delle diverse specie batteriche presenti nell’organismo di un bambino è molto inferiore)  che in termini di stabilità delle specie (cioè variabilità e risposta agli stimoli esterni), questi due sono aspetti fondamentali nelle prime fasi di vita.

Gli stimoli esterni, come alimentazione e modalità di parto influenzano la composizione del microbiota.

Durante il periodo di allattamento e svezzamento, il sistema di batteri del microbiota è soggetto a oscillazioni che danno origine a un’altra variazione nella composizione e funzione del microbiota stesso. L’allattamento materno, quando possibile, potenzia il numero delle specie buone, come i Bifidobatteri.

Nel momento dello svezzamento, quando si introducono nella dieta cibi solidi, iniziano attività più ricche, metaboliche e proteomiche. Il numero di specie microbiche e delle molecole attive, dette bioattive, aumenta in modo considerevole.

Dunque, nell’arco di circa 18 mesi, il microbiota dei neonati si forma, si stabilizza e progressivamente si sviluppa per assomigliare sempre di più a quello di un adulto.

Il momento del parto

Cosa succede al momento del parto? Al momento del parto si verifica una vera e propria colonizzazione: il corpo del neonato viene in contatto con Lactobacilli e altri organismi, questo processo avviene attraverso il grembo stesso della mamma, tramite microbiota vaginale e fecale della madre.

Cosa succede quando si nasce con un parto cesareo? In caso di parto cesareo, invece, i primi batteri che il neonato incontra sono quelli della pelle e dell’ambiente ospedaliero.

Se i neonati con parto vaginale rivelano un microbiota composto da Lactobacillus, Bifidobacterium ed una conta batterica intestinale più alta ed una maggiore diversità di batteri nelle prime settimane di vita, quelli nati con parto cesareo presentano batteri appartenenti alle specie, Staphylococcus e Propionibacterium ed un conta batterica intestinale più bassa ed una minore diversità di batteri nelle prime settimane di vita.

Allo stesso modo, anche l’allattamento al seno come detto in precedenza, influenza lo sviluppo della diversità del microbiota dei neonati.

La fase dello svezzamento

L’alimentazione influenza fortemente lo sviluppo del microbiota dei neonati.

I bambini si trovano a sviluppare un ecosistema microbico e dinamico composto da Bifidobatteri e qualche Lattobacillo. Quando nella dieta del neonato vengono introdotti i primi cibi solidi, la mucosa intestinale inizia a modificarsi, acquisendo le caratteristiche identiche a quella degli adulti. Ciò significa che la biodiversità microbica aumenta fortemente e si stabilizza. Dopo circa 36 mesi, possiamo dire che un bambino ha ormai sviluppato un microbiota intestinale che resterà più o meno stabile per tutta la sua vita. 

microbiota polmonare

Microbiota Polmonare

Negli ultimi anni il microbiota è stato oggetto di diversi studi scientifici. È innegabile che la maggior parte delle ricerche si siano, però, concentrate sul microbiota intestinale, mentre solo recentemente è emersa l’importanza e l’esistenza del microbiota polmonare.

Come mai gli studi sul microbiota polmonare sono iniziati solo negli ultimi anni? 

La motivazione risiede nel fatto che a lungo si è pensato che i polmoni fossero un organo con un tessuto sterile. Ciò significa che non si credeva che all’interno vi fosse alcuna popolazione di microrganismi al loro interno.

Quando lo si studia si deve tenere in considerazione che è in parte influenzato e contaminato dal microbiota del tratto nasale, da quello orofaringeo e gastrointestinale. 

Esiste, infatti, una stretta correlazione tra il microbiota intestinale e quello polmonare. 


Quali sono i fattori che lo regolano?


Così come accade per il microbioma di altri organi, anche la composizione del microbiota polmonare dipende da diversi fattori

Tra questi dobbiamo menzionare l’immigrazione microbica (inalazione di microrganismi e microaspirazioni) e l’eliminazione microbica (che avviene attraverso tosse, starnuti, immunità innata o adattiva), ma anche condizioni di accrescimento locale (alimentazione, predisposizione naturale, concentrazione delle cellule infiammatorie). 

È proprio il bilanciamento di questi elementi a determinare la composizione del microbiota polmonare nei soggetti sani.


Microbiota polmonare e patologie


Il microbiota polmonare ha sicuramente una certa importanza nel determinare l’insorgenza di alcune malattie respiratorie, prima tra tutte l’asma.

Infatti, gli studiosi hanno osservato che la carica batterica e la biodiversità di microrganismi che risiedono nei polmoni aumentano nei pazienti affetti da determinate patologie.

Nonostante le ricerche in questo campo siano ancora agli inizi, è possibile affermare che studiare il microbiota polmonare può sicuramente aiutare a diagnosticare e identificare malattie respiratorie comuni o particolari. Ciò è possibile appunto perché, in presenza di alcune malattie, il microbioma stesso risulta alterato. 


C’è una correlazione con l’intestino?


Uno degli aspetti più interessanti di questo argomento è sicuramente l’influenza che il microbiota intestinale svolge sul quello polmonare. 

Questa correlazione è certificata dalla presenza, all’interno del microbiota polmonare, di phyla comuni a quello intestinale. I phyla predominanti nei polmoni sono i Bacteroides ed i Firmicutes, che sono anche i principali microrganismi che popolano il microbiota intestinale.

Il microbiota intestinale può influenzare il comportamento di quello polmonare, ma come? Tramite una diretta immuno-modulazione. Infatti, i due organi possono comunicare tra loro tramite la migrazione diretta di cellule immunitarie dall’intestino alle vie respiratorie. 


Conclusione


Per concludere questa breve introduzione al mondo del microbiota polmonare, è significativo sottolineare che nonostante le ricerche in questo ambito siano solo agli inizi, già possiamo aspettarci grandi risultati.

Studiare il microbiota polmonare può rendere più semplice la diagnosi di determinate patologie respiratorie, ma può anche aiutare i medici a creare terapie mirate e specifiche in base alla composizione del microbiota polmonare dei singoli pazienti. 

microbiota gastrico

Il microbiota gastrico, cos’è?

Abbiamo parlato più volte del microbiota intestinale e del ruolo che esso svolge nel mantenere in salute il nostro organismo. Vogliamo ora parlare dell’importanza del microbiota gastrico e della sua funzione.


Così come lo stato di disbiosi intestinale può essere pericoloso per la nostra salute, allo stesso modo è fondamentale mantenere un equilibrio eubiotico nel tratto gastrico.


Il microbiota gastrico, cos’è?


Per microbiota si intende la popolazione di tutti i microrganismi che popolano un determinato ambiente, in un determinato momento. Dunque, per microbiota gastrico si intende l’insieme dei microrganismi che popolano il tratto gastrico.


Lo stomaco è abitato da diverse specie microbiche e, quando ci si trova in uno stato di disbiosi, il ruolo di queste specie può essere collegato all’insorgenza di patologie gastrointestinali, tra cui malattie infiammatorie o gravi patologie dell’apparato digerente.


Contrariamente a quanto si pensasse anni fa, lo stomaco non è un ambiente sterile. Solo quando, nel 1983, è stato scoperto l’Helicobacter Pylori, gli scienziati si sono resi conto che i batteri popolano anche il nostro stomaco. 


Qual è la differenza con il microbiota intestinale?


Il microbiota gastrico, rispetto a quello intestinale, presenta una minore concentrazione di microrganismi e una diversificazione minore di batteri.


A causa del basso pH (circa 1.4) l’ambiente gastrico è particolarmente difficile da colonizzare e per questo motivo la carica microbica è molto più bassa rispetto al colon e al piccolo intestino.


Possiamo dire che la differenza sostanziale tra il microbiota gastrico e quello intestinale è questa. Infatti, anche qui lo stato di disbiosi gioca un ruolo chiave nell’insorgenza di malattie e patologie.  


Patologie

La distruzione del microbiota gastrico è uno dei trigger di diverse malattie dell’apparato digerente. Ad esempio, nel caso di atrofia gastrica, la barriera acida dello stomaco diminuisce e ciò permette che molti microbi (diversi rispetto a quelli solitamente presenti nel tratto gastrico) intacchino l’organo e il suo funzionamento.


Diversi studi sottolineano che è proprio lo stato di disbiosi a creare la situazione ottimale affinché batteri nocivi determinino un danno istologico, portando anche all’insorgere di patologie come la metaplasia e l’atrofia gastrica.


Ecco quindi che diventa sempre più evidente il possibile ruolo del microbiota gastrico.

microbiota cutaneo

Come guariscono le ferite? Quale ruolo gioca il microbiota cutaneo?


Come guariscono le ferite e quale ruolo ha il microbiota cutaneo? Il processo di guarigione delle ferite è davvero sorprendente: il nostro corpo reagisce ad ogni lesione in modo meticoloso e complicato.

Pensiamo ad una bruciatura e ad una ferita: i processi di guarigione sono differenti, eppure il risultato finale è il medesimo.


A prendersi cura del nostro corpo concorrono moltissimi fattori e processi che vengono innescati dall’organismo stesso, ma come guariscono le ferite?


Come guariscono le ferite?


Gli studiosi concordano nel riconoscere che vi sono quattro fasi nel processo di guarigione della ferita. Nonostante queste fasi non siano sequenziali (si possono sovrapporre in alcuni momenti), sono sempre precedute da una fase preliminare, quella emostatica.


Il processo di guarigione delle ferite porta alla formazione di un tessuto di natura connettivale, la cicatrice, che ha la funzione di “riempire” la perdita di sangue e la lesione della cute causata dalla ferita.


EMOSTASI – Questa è la fase iniziale, quella in cui l’organismo risponde localmente all’emorragia provocata dalla ferita. Infatti, quando ci tagliamo e i nostri vasi sanguigni si rompono, i trombociti intervengono e attivano i fattori tissutali della coagulazione.
Quindi, questa prima fase si presenta con la formazione di un coagulo in cui gli elementi corpuscolari del sangue rimangono imprigionati. In questo modo si arresta momentaneamente l’emorragia della ferita.


FASE INFIAMMATORIA – In questa seconda fase, avviene una vera e propria risposta immunitaria: con il trauma che la pelle ha subito, potrebbero essere entrati in circolazione nel nostro corpo anche agenti patogeni.

Dunque, nella fase infiammatoria, vediamo una risposta dell’organismo agli agenti patogeni, che vengono fagocitati da agenti macrofagi che, assieme ai granulociti neutrofili, provvedono alla detersione della ferita. La reazione infiammatoria inizia immediatamente dopo il trauma e dura qualche giorno, può portare pizzicore e eritemi.


FASE PROLIFERATIVAIl coagulo di sangue formatosi durante la fase emostatica, viene ora rimpiazzato da una struttura più solida. È in questo momento che proliferano cellule di strutture epiteliali e connettivali che formeranno dapprima un tessuto detto “granulazione” e in seguito quello di epitelizzazione.

In questa fase i fibroblasti giocano un ruolo molto importante perché gettano le base per una nuova matrice extracellulare per il collagene. Stimolando la produzione di collagene, si dà maggiore forza e una struttura più salda al tessuto cicatriziale. I margini della ferita inizieranno a contrarsi fino al letto della ferita e inizierà la fase finale.


FASE DELLA MATURAZIONE – Questa fase finale può durare da 21 giorni a 2 anni a seconda del tipo di ferita e dell’organo interessato ed è caratterizzata dalla formazione della cicatrice.


Quale ruolo gioca il microbiota cutaneo?


Come abbiamo avuto modo di approfondire nell’articolo relativo al microbiota cutaneo, il dermobiota svolge una doppia funzione protettiva.


Da una parte è una barriera fisica, dall’altra è una barriera immunologica, che ostacola lo sviluppo di batteri nocivi, generando un ambiente ostile al loro sviluppo e proliferazione. Come svolge questa funzione? Tramite l’attività di degradazione dei lipidi della superficie cutanea.


Ecco perché mantenere una composizione equilibrata del microbiota cutaneo è fondamentale per evitare che batteri indesiderati poliferino.


Quando la pelle viene lesionata, alcune cellule immunitarie producono una molecola infiammatoria che non fa altro che reclutare cellule dendritiche plasmocitoidi, cellule immunitarie. Queste ultime si accumulano a livello della ferita solo dopo essere entrate in contatto con il microbiota cutaneo, favorendo così il processo di guarigione della ferita stessa.


Il microbiota cutaneo potrebbe quindi essere utilizzato per sviluppare nuove strategie terapeutiche che migliorino la guarigione delle ferite senza correre il pericolo di abusare di antibiotici e antisettici.

microbioma della pelle

Microbioma della pelle

Cos’è il microbioma della pelle? Quali sono le sue caratteristiche?

La pelle di una persona adulta ha una superficie di circa 1.8 metri quadrati e rappresenta un vero e proprio ecosistema


La nostra pelle, infatti, possiede una popolazione di microbiotica particolarmente complessa, anche grazie al fatto che il nostro corpo non è una tavola piatta, ma ha una conformazione fatta di pieghe e nicchie nelle quali vivono diversi microrganismi.


Per renderci conto meglio di cosa stiamo parlando, possiamo dire che ogni centimetro quadrato della superficie cutanea è popolato da più di un milione di microrganismi, di almeno 100 specie differenti. 


Cos’è il microbioma della pelle?

Il microbioma della pelle è definito anche “microbiota cutaneo” o “dermobiota”, non è altro che l’insieme di microrganismi (comprendenti batteri, funghi, virus e acari) che vivono in perfetta simbiosi con il nostro organismo, comunicando e interagendo con il nostro sistema immunitario.


Questa perfetta interazione permette al nostro sistema immunitario di evolversi e svilupparsi. 


Il microbioma della pelle è un vero e proprio biofilm microbico che ricopre la nostra pelle. Viene trasmesso a ognuno di noi al momento del parto, quindi la sua composizione è diversa a seconda della modalità del parto stesso. 


In che senso?  Con un parto naturale la madre trasferisce tutto il microbiota cutaneo al figlio e quindi i bambini acquisiscono le comunità batteriche simili al microbiota vaginale materno. Invece, i bambini nati con parto cesareo presentano un dermobiota influenzato dall’ambiente circostante, quindi più simile a quello delle persone che hanno assistito al parto.


Qual è la sua funzione?


Il microbiota cutaneo svolge una doppia funzione protettiva: da una parte è una barriera fisica, dall’altra è una barriera immunologica, che ostacola lo sviluppo di batteri nocivi. Quest’ultima caratteristica è assai interessante, perché il dermobiota ostacola la proliferazione di batteri nocivi generando un ambiente ostile al loro sviluppo e per farlo sfrutta i processi di degradazione dei lipidi della sua superficie.


Ecco perché, per evitare la colonizzazione di batteri indesiderati, è importante mantenere equilibrata la composizione del microbioma della pelle. Nel momento in cui questo equilibrio si dovesse spezzare, inizierebbero a comparire problemi infiammatori, infezioni, allergie o malattie autoimmuni.


Che conclusioni si possono trarre?


La pelle è sempre stata considerata la prima barriera protettiva del nostro organismo, un vero e proprio strato che ci permette di venire a contatto (e proteggerci) dall’ambiente circostante.

Solo recentemente gli studiosi hanno iniziato a studiare la composizione del microbiota. Diverse ricerche hanno evidenziato che il microbiota della pelle è particolarmente complesso, perché determinato da microbiotipi cutanei che variano a seconda dell’ambiente in cui si vive e delle abitudini delle persone. 

microbiota e colesterolo

Microbiota e colesterolo, un binomio da scoprire

Esiste una correlazione tra microbiota e colesterolo?

Ormai è scientificamente provato che le alterazioni che si manifestano nel microbiota hanno ripercussioni su tutto l’organismo, dunque appare logico ritenere che la composizione del microbiota possa intervenire nel processi di produzione del colesterolo.


Nel 2017 alcuni ricercatori dell’Università di Shandond (Cina) hanno compiuto delle ricerche per indagare quale sia il ruolo del colesterolo e del metabolismo nel modificare la biodiversità del microbiota intestinale.


Associando una dieta ad alto indice di colesterolo con alterazioni genetiche nella sua via metabolica hanno notato che esiste un rapporto di causalità e correlazione tra i disordini dell’apparato e della trasformazione del colesterolo esogeno (proveniente dalla dieta) ed endogeno (prodotto dall’organismo) e lo status del microbiota intestinale.

Ad oggi, dunque, ci sono molte evidenze che confermano gli effetti del microbiota nel metabolismo del colesterolo. Ma il colesterolo può impattare la composizione del microbiota?


Alti livelli di colesterolo possono influenzare la composizione del microbiota?


Sì, diversi studi sembrano dimostrare che una dieta ad alto tasso di colesterolo riduce il numero delle specie batteriche che fisiologicamente compongono il microbiota.


Infatti, la dieta gioca un ruolo importante nel determinare un cambiamento del microbiota intestinale. Allo stesso tempo, disordini alimentari e metabolici possono portare una modifica del microbioma anche se si deve ancora approfondire il ruolo che le abitudini alimentari hanno nel determinare la biodiversità del microbioma intestinale, specialmente in funzione del loro apporto lipidico.


Microbiota e colesterolo: alcuni batteri convertono il colesterolo rendendolo non assimilabile


La possibilità di manipolare la componente batterica per controllare il colesterolo sembra essere ormai una valida e innovativa strategia terapeutica.

Ma cos’è il colesterolo?

Il colesterolo è un componente essenziale per la struttura e funzionalità cellulare, ma non deve essercene in eccesso. Quando ciò avviene, a causa di una cattiva alimentazione, o disfunzioni metaboliche, il colesterolo contribuisce a sviluppare patologie cardiovascolari.

Oggi curiamo l’ipercolesterolemia con farmaci appositi e una dieta ben calibrata, eppure ulteriori metodi possono arrivare dalla composizione del microbiota intestinale.

Infatti, alcuni ricercatori statunitensi hanno approfondito i meccanismi implicati nella conversione batterica del colesterolo.

Hanno scoperto che esistono batteri in grado di metabolizzare il colesterolo, riducendo quindi i livelli intestinali e sierici. Una scoperta che apre la strada a nuove strategie di controllo delle problematiche cardiovascolari. 

microbioma intestinale e alimentazione

Microbioma intestinale e alimentazione

Negli ultimi anni si sente spesso parlare di microbioma intestinale e alimentazione, ma poco si sa di questa correlazione così importante per il nostro organismo.


Non tutti, infatti, sanno che il microbioma intestinale gioca un ruolo fondamentale nel combattere malattie intestinali croniche e disturbi dell’apparato digestivo.


Gli ultimi studi in campo medico, hanno dimostrato che prendersi cura della propria alimentazione quotidiana, influenza positivamente la composizione del microbioma intestinale.


Cos’è il microbioma intestinale?


Prima di tutto, è bene capire cos’è il microbioma intestinale e conoscere quale ruolo svolge.


La sua funzione è così importante per il nostro benessere, che viene a tutti gli effetti considerato un vero e proprio organo, dato che può potenziare il nostro sistema immunitario, ridurre le infiammazioni in corso e contribuire a preservare la salute dell’intestino.


Cos’è di fatto?


È una vera e propria comunità microbica del tratto enterico, costituita da batteri, lieviti e parassiti. Quando questi elementi si trovano in uno stato di equilibrio, ci troviamo in una condizione di eubiosi, cioè di benessere generale dell’ecosistema intestinale.


Questa tipologia particolare di microbioma svolge funzioni importanti per l’organismo: di tipo metabolico (cioè sintetizza le sostanze nutritive), di tipo enzimico, di protezione e stimolo del sistema immunitario.


Relazione tra microbioma e alimentazione


Lo stato di benessere psicofisico, si sa, può essere influenzato dall’alimentazione. Piccole variazioni giornaliere possono influenzare temporaneamente il nostro organismo, mentre una dieta sbagliata può portare a conseguenze più gravi, come anticipare l’insorgenza di patologie particolari o portare ad una disbiosi cronica.


Per questo motivo vengono svolti molti studi per analizzare le diverse composizioni del microbioma intestinale e poter quindi intervenire nell’insorgenza di malattie come l’obesità, la celiachia e alcuni tipi di dermatiti.


L’alimentazione corretta


Ecco dunque che la domanda sorge spontanea: qual è l’alimentazione corretta?


Sulla base di diversi studi condotti su volontari, i ricercatori sono oggi in grado di dare delle linee guida importanti per mantenere in salute il microbioma intestinale. Una dieta ricca di cereali (meglio se integrali), legumi, pesce e frutta secca è preferibile ad un’alimentazione ricca di carne. L’assunzione di questi alimenti è infatti collegata a una ridotta presenza di batteri aerobici, che sono parzialmente dannosi per la salute, e hanno una concentrazione minore di molecole “pro-infiammatorie”.


La dieta occidentale, ricca di carne, piatti pronti e zuccheri raffinati è altamente sconsigliata perché affatica l’apparato digerente. Associare ad un’alimentazione sana il consumo di frutta e verdura è la scelta migliore, dato che questi due elementi prevengono l’insorgere di malattie infiammatorie intestinali e di patologie associate al diabete.

Microbioma e microbiota - Bromatech Milano

Microbioma o Microbiota: quale differenza c’è?

Negli ultimi anni, nell’ambiente medico-scientifico viene sempre più utilizzato il termine “microbioma” e, spesso e volentieri, viene confuso con “microbiota”.


Dunque, prima di addentrarci nello specifico degli argomenti del blog, è bene spiegare la differenza che intercorre tra “microbioma” e “microbiota”.


Tutto ha avuto inizio tra gli anni Novanta e l’inizio del Duemila, quando alcuni scienziati americani compirono diversi studi per mappare i geni umani; si aspettavano di trovare un corredo genetico composto da diverse migliaia di specie differenti.

Contro ogni aspettativa, la mappatura del genoma umano fece emergere un dato sorprendente: l’uomo non è fatto di geni, bensì di microbi.


Infatti, l’essere umano contiene al suo interno solo 20.000 geni (pensate che è lo stesso numero che compone un topo). Questo significa che la complessità dell’uomo deriva dai virus e dai batteri che vivono dentro di noi.


Siamo, dunque, un insieme vitale di microbi e cellule corporee, senza i quali non saremmo niente.


MICROBIOTA


Quando si parla di microbiota si fa riferimento alla totalità dei singoli microrganismi e dei virus che vivono e colonizzano uno specifico ambiente, in un determinato tempo.


Agli occhi degli scienziati, la presenza del microbiota è fondamentale per il mantenimento dello stato di salute. Le sue funzioni sono varie ed essenziali: regola l’attività metabolica, influenza gli stati psicologici ed è cruciale per lo sviluppo del sistema immunitario.

Dove si trova la popolazione microbiotica? E’ concentrata per lo più nel tratto intestinale ma, tranne cervello e sistema circolatorio, nel corpo umano sono presenti circa 38.000 miliardi di batteri.


MICROBIOMA


La totalità del patrimonio genetico posseduto dai microbioti è denominata “microbioma”. Un patrimonio di batteri e cellule indispensabile poiché, oltre a regolare la nostra salute, ci caratterizza.

I batteri eubiotici sono così importanti? Lo sono a tal punto che, negli ultimi anni, gli scienziati hanno iniziato a considerare il microbioma un vero e proprio organo. Per la precisione, un organo endocrino aggiuntivo, che contribuisce al funzionamento degli apparati interni e delle principali funzioni umane.


Microbioma o Microbiota: quale differenza c'è? 1
Un riassunto delle principali differenze tra microbiota e microbioma
Eubiosi e disbiosi - Bromatech Milano

Alla scoperta dell’Eubiosi e della Disbiosi

In ambito scientifico è necessario conoscere la differenza tra eubiosi e disbiosi, dunque proviamo ad analizzarle singolarmente.


EUBIOSI


Forse non tutti lo sanno ma, all’interno del nostro corpo ci sono più di 500 tipologie diverse di microorganismi che concorrono al nostro benessere. A questo punto, è bene specificare che, quando si parla di Eubiosi, si fa riferimento per lo più all’eubiosi intestinale, che è il luogo in cui si concentra la maggior parte dei microrganismi microbiotici.


Per “eubiosi” si intende l’equilibrio microbiotico nel nostro corpo. Ci si riferisce, cioè, all’armonia che c’è tra flora batterica intestinale ed organismo.

Nel momento in cui questo corretto bilanciamento viene interrotto, ci troviamo in una condizione conosciuta come “disbiosi”.


DISBIOSI

Con il termine “disbiosi” si fa riferimento ad uno squilibrio microbico sulla superficie o all’interno del corpo. Può essere causata da diversi fattori: l’abuso di alcol, una dieta inadeguata e la ripetuta ed inappropriata assunzione di antibiotici, che intaccano la flora batterica creando quindi uno scompenso.


Quando questo equilibrio viene alterato, le colonie batteriche presenti nel nostro corpo hanno una minore capacità di controllare la crescita reciproca. Che cosa comporta questo fenomeno?

Si può arrivare ad una proliferazione incontrollata che danneggia gli altri batteri, è dunque un circolo vizioso che è difficile interrompere.

Facciamo un esempio.


Le colonie microbiche hanno, tra gli altri, anche il compito di espellere le tossine. In circostanze normali, il corpo gestisce senza difficoltà il processo di espulsione. Ma, quando le colonie microbiche raggiungono dimensioni inappropriate, eliminano una quantità sproporzionata di tossine, sovraccaricando i meccanismi di rimozione delle tossine dal corpo.


Quando si parla di disbiosi, ci si riferisce quasi sempre alla disbiosi intestinale: un’alterazione della flora batterica enterica che può compromettere la funzionalità intestinale e causare diversi di disturbi.


Per contrastare questa condizione, è necessario ripristinare in tempi relativamente rapidi l’equilibrio intestinale. Come? Con l’assunzione di probiotici.


Cosa sono i probiotici? L’OMS li definisce “microrganismi vivi che, somministrati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio per la salute”. Si tratta di “batteri buoni” che sopravvivono nell’organismo raggiungendo la mucosa intestinale e, dopo averla colonizzata, diventano parte integrante del microbiota.


I probiotici hanno la capacità di trattare non solo le malattie correlate alla disbiosi, ma anche la loro causa sottostante, ad esempio sopprimendo l’infiammazione del microbiota ed interrompendo la colonizzazione da parte di agenti patogeni.