microbiota dei neonati

Microbiota dei neonati

Abbiamo parlato più volte dell’importanza che il microbiota riveste nel nostro organismo, ma quando si sviluppa il microbiota? È presente fin dalla nascita? Ecco quindi un articolo che spiega in modo semplice e comprensibile il microbiota dei neonati.

Come sappiamo, il microbiota è l’insieme di tutte la popolazione di microrganismi che popolano il nostro organismo, il cui codice genetico è detto microbioma. Ma quando si sviluppa?

L’uomo e l’importanza del microbiota

L’uomo è un “super-organismo”, risultante dalla combinazione simbiotica del suo patrimonio genetico e del suo microbiota. Possiamo affermare che l’essere umano è un vero e proprio ecosistema batterico complesso, che ospita una gran varietà di specie e caratterizzato da funzioni metaboliche, immunologiche e fisiologiche diverse.

Il microbiota intestinale svolge un ruolo fondamentale nell’organismo perché partecipa allo sviluppo del sistema immunitario, uno sviluppo che inizia al momento della nascita. Quando si è in uno stato di eubiosi si ha una vera e propria barriera contri i patogeni perfettamente funzionante, al contrario, quando si è in uno stato di squilibrio, detto disbiosi, il nostro sistema immunitario risulta indebolito e si è più soggetti all’insorgenza di patologie e malattie.

Il microbiota dei neonati

Il microbiota dei neonati, e dei bambini in generale, è fortemente diverso da quello degli adulti. Una differenza sia in termini di complessità batterica (il numero delle diverse specie batteriche presenti nell’organismo di un bambino è molto inferiore)  che in termini di stabilità delle specie (cioè variabilità e risposta agli stimoli esterni), questi due sono aspetti fondamentali nelle prime fasi di vita.

Gli stimoli esterni, come alimentazione e modalità di parto influenzano la composizione del microbiota.

Durante il periodo di allattamento e svezzamento, il sistema di batteri del microbiota è soggetto a oscillazioni che danno origine a un’altra variazione nella composizione e funzione del microbiota stesso. L’allattamento materno, quando possibile, potenzia il numero delle specie buone, come i Bifidobatteri.

Nel momento dello svezzamento, quando si introducono nella dieta cibi solidi, iniziano attività più ricche, metaboliche e proteomiche. Il numero di specie microbiche e delle molecole attive, dette bioattive, aumenta in modo considerevole.

Dunque, nell’arco di circa 18 mesi, il microbiota dei neonati si forma, si stabilizza e progressivamente si sviluppa per assomigliare sempre di più a quello di un adulto.

Il momento del parto

Cosa succede al momento del parto? Al momento del parto si verifica una vera e propria colonizzazione: il corpo del neonato viene in contatto con Lactobacilli e altri organismi, questo processo avviene attraverso il grembo stesso della mamma, tramite microbiota vaginale e fecale della madre.

Cosa succede quando si nasce con un parto cesareo? In caso di parto cesareo, invece, i primi batteri che il neonato incontra sono quelli della pelle e dell’ambiente ospedaliero.

Se i neonati con parto vaginale rivelano un microbiota composto da Lactobacillus, Bifidobacterium ed una conta batterica intestinale più alta ed una maggiore diversità di batteri nelle prime settimane di vita, quelli nati con parto cesareo presentano batteri appartenenti alle specie, Staphylococcus e Propionibacterium ed un conta batterica intestinale più bassa ed una minore diversità di batteri nelle prime settimane di vita.

Allo stesso modo, anche l’allattamento al seno come detto in precedenza, influenza lo sviluppo della diversità del microbiota dei neonati.

La fase dello svezzamento

L’alimentazione influenza fortemente lo sviluppo del microbiota dei neonati.

I bambini si trovano a sviluppare un ecosistema microbico e dinamico composto da Bifidobatteri e qualche Lattobacillo. Quando nella dieta del neonato vengono introdotti i primi cibi solidi, la mucosa intestinale inizia a modificarsi, acquisendo le caratteristiche identiche a quella degli adulti. Ciò significa che la biodiversità microbica aumenta fortemente e si stabilizza. Dopo circa 36 mesi, possiamo dire che un bambino ha ormai sviluppato un microbiota intestinale che resterà più o meno stabile per tutta la sua vita. 

microbiota polmonare

Microbiota Polmonare

Negli ultimi anni il microbiota è stato oggetto di diversi studi scientifici. È innegabile che la maggior parte delle ricerche si siano, però, concentrate sul microbiota intestinale, mentre solo recentemente è emersa l’importanza e l’esistenza del microbiota polmonare.

Come mai gli studi sul microbiota polmonare sono iniziati solo negli ultimi anni? 

La motivazione risiede nel fatto che a lungo si è pensato che i polmoni fossero un organo con un tessuto sterile. Ciò significa che non si credeva che all’interno vi fosse alcuna popolazione di microrganismi al loro interno.

Quando lo si studia si deve tenere in considerazione che è in parte influenzato e contaminato dal microbiota del tratto nasale, da quello orofaringeo e gastrointestinale. 

Esiste, infatti, una stretta correlazione tra il microbiota intestinale e quello polmonare. 


Quali sono i fattori che lo regolano?


Così come accade per il microbioma di altri organi, anche la composizione del microbiota polmonare dipende da diversi fattori

Tra questi dobbiamo menzionare l’immigrazione microbica (inalazione di microrganismi e microaspirazioni) e l’eliminazione microbica (che avviene attraverso tosse, starnuti, immunità innata o adattiva), ma anche condizioni di accrescimento locale (alimentazione, predisposizione naturale, concentrazione delle cellule infiammatorie). 

È proprio il bilanciamento di questi elementi a determinare la composizione del microbiota polmonare nei soggetti sani.


Microbiota polmonare e patologie


Il microbiota polmonare ha sicuramente una certa importanza nel determinare l’insorgenza di alcune malattie respiratorie, prima tra tutte l’asma.

Infatti, gli studiosi hanno osservato che la carica batterica e la biodiversità di microrganismi che risiedono nei polmoni aumentano nei pazienti affetti da determinate patologie.

Nonostante le ricerche in questo campo siano ancora agli inizi, è possibile affermare che studiare il microbiota polmonare può sicuramente aiutare a diagnosticare e identificare malattie respiratorie comuni o particolari. Ciò è possibile appunto perché, in presenza di alcune malattie, il microbioma stesso risulta alterato. 


C’è una correlazione con l’intestino?


Uno degli aspetti più interessanti di questo argomento è sicuramente l’influenza che il microbiota intestinale svolge sul quello polmonare. 

Questa correlazione è certificata dalla presenza, all’interno del microbiota polmonare, di phyla comuni a quello intestinale. I phyla predominanti nei polmoni sono i Bacteroides ed i Firmicutes, che sono anche i principali microrganismi che popolano il microbiota intestinale.

Il microbiota intestinale può influenzare il comportamento di quello polmonare, ma come? Tramite una diretta immuno-modulazione. Infatti, i due organi possono comunicare tra loro tramite la migrazione diretta di cellule immunitarie dall’intestino alle vie respiratorie. 


Conclusione


Per concludere questa breve introduzione al mondo del microbiota polmonare, è significativo sottolineare che nonostante le ricerche in questo ambito siano solo agli inizi, già possiamo aspettarci grandi risultati.

Studiare il microbiota polmonare può rendere più semplice la diagnosi di determinate patologie respiratorie, ma può anche aiutare i medici a creare terapie mirate e specifiche in base alla composizione del microbiota polmonare dei singoli pazienti. 

microbiota gastrico

Il microbiota gastrico, cos’è?

Abbiamo parlato più volte del microbiota intestinale e del ruolo che esso svolge nel mantenere in salute il nostro organismo. Vogliamo ora parlare dell’importanza del microbiota gastrico e della sua funzione.


Così come lo stato di disbiosi intestinale può essere pericoloso per la nostra salute, allo stesso modo è fondamentale mantenere un equilibrio eubiotico nel tratto gastrico.


Il microbiota gastrico, cos’è?


Per microbiota si intende la popolazione di tutti i microrganismi che popolano un determinato ambiente, in un determinato momento. Dunque, per microbiota gastrico si intende l’insieme dei microrganismi che popolano il tratto gastrico.


Lo stomaco è abitato da diverse specie microbiche e, quando ci si trova in uno stato di disbiosi, il ruolo di queste specie può essere collegato all’insorgenza di patologie gastrointestinali, tra cui malattie infiammatorie o gravi patologie dell’apparato digerente.


Contrariamente a quanto si pensasse anni fa, lo stomaco non è un ambiente sterile. Solo quando, nel 1983, è stato scoperto l’Helicobacter Pylori, gli scienziati si sono resi conto che i batteri popolano anche il nostro stomaco. 


Qual è la differenza con il microbiota intestinale?


Il microbiota gastrico, rispetto a quello intestinale, presenta una minore concentrazione di microrganismi e una diversificazione minore di batteri.


A causa del basso pH (circa 1.4) l’ambiente gastrico è particolarmente difficile da colonizzare e per questo motivo la carica microbica è molto più bassa rispetto al colon e al piccolo intestino.


Possiamo dire che la differenza sostanziale tra il microbiota gastrico e quello intestinale è questa. Infatti, anche qui lo stato di disbiosi gioca un ruolo chiave nell’insorgenza di malattie e patologie.  


Patologie

La distruzione del microbiota gastrico è uno dei trigger di diverse malattie dell’apparato digerente. Ad esempio, nel caso di atrofia gastrica, la barriera acida dello stomaco diminuisce e ciò permette che molti microbi (diversi rispetto a quelli solitamente presenti nel tratto gastrico) intacchino l’organo e il suo funzionamento.


Diversi studi sottolineano che è proprio lo stato di disbiosi a creare la situazione ottimale affinché batteri nocivi determinino un danno istologico, portando anche all’insorgere di patologie come la metaplasia e l’atrofia gastrica.


Ecco quindi che diventa sempre più evidente il possibile ruolo del microbiota gastrico.

microbiota cutaneo

Come guariscono le ferite? Quale ruolo gioca il microbiota cutaneo?


Come guariscono le ferite e quale ruolo ha il microbiota cutaneo? Il processo di guarigione delle ferite è davvero sorprendente: il nostro corpo reagisce ad ogni lesione in modo meticoloso e complicato.

Pensiamo ad una bruciatura e ad una ferita: i processi di guarigione sono differenti, eppure il risultato finale è il medesimo.


A prendersi cura del nostro corpo concorrono moltissimi fattori e processi che vengono innescati dall’organismo stesso, ma come guariscono le ferite?


Come guariscono le ferite?


Gli studiosi concordano nel riconoscere che vi sono quattro fasi nel processo di guarigione della ferita. Nonostante queste fasi non siano sequenziali (si possono sovrapporre in alcuni momenti), sono sempre precedute da una fase preliminare, quella emostatica.


Il processo di guarigione delle ferite porta alla formazione di un tessuto di natura connettivale, la cicatrice, che ha la funzione di “riempire” la perdita di sangue e la lesione della cute causata dalla ferita.


EMOSTASI – Questa è la fase iniziale, quella in cui l’organismo risponde localmente all’emorragia provocata dalla ferita. Infatti, quando ci tagliamo e i nostri vasi sanguigni si rompono, i trombociti intervengono e attivano i fattori tissutali della coagulazione.
Quindi, questa prima fase si presenta con la formazione di un coagulo in cui gli elementi corpuscolari del sangue rimangono imprigionati. In questo modo si arresta momentaneamente l’emorragia della ferita.


FASE INFIAMMATORIA – In questa seconda fase, avviene una vera e propria risposta immunitaria: con il trauma che la pelle ha subito, potrebbero essere entrati in circolazione nel nostro corpo anche agenti patogeni.

Dunque, nella fase infiammatoria, vediamo una risposta dell’organismo agli agenti patogeni, che vengono fagocitati da agenti macrofagi che, assieme ai granulociti neutrofili, provvedono alla detersione della ferita. La reazione infiammatoria inizia immediatamente dopo il trauma e dura qualche giorno, può portare pizzicore e eritemi.


FASE PROLIFERATIVAIl coagulo di sangue formatosi durante la fase emostatica, viene ora rimpiazzato da una struttura più solida. È in questo momento che proliferano cellule di strutture epiteliali e connettivali che formeranno dapprima un tessuto detto “granulazione” e in seguito quello di epitelizzazione.

In questa fase i fibroblasti giocano un ruolo molto importante perché gettano le base per una nuova matrice extracellulare per il collagene. Stimolando la produzione di collagene, si dà maggiore forza e una struttura più salda al tessuto cicatriziale. I margini della ferita inizieranno a contrarsi fino al letto della ferita e inizierà la fase finale.


FASE DELLA MATURAZIONE – Questa fase finale può durare da 21 giorni a 2 anni a seconda del tipo di ferita e dell’organo interessato ed è caratterizzata dalla formazione della cicatrice.


Quale ruolo gioca il microbiota cutaneo?


Come abbiamo avuto modo di approfondire nell’articolo relativo al microbiota cutaneo, il dermobiota svolge una doppia funzione protettiva.


Da una parte è una barriera fisica, dall’altra è una barriera immunologica, che ostacola lo sviluppo di batteri nocivi, generando un ambiente ostile al loro sviluppo e proliferazione. Come svolge questa funzione? Tramite l’attività di degradazione dei lipidi della superficie cutanea.


Ecco perché mantenere una composizione equilibrata del microbiota cutaneo è fondamentale per evitare che batteri indesiderati poliferino.


Quando la pelle viene lesionata, alcune cellule immunitarie producono una molecola infiammatoria che non fa altro che reclutare cellule dendritiche plasmocitoidi, cellule immunitarie. Queste ultime si accumulano a livello della ferita solo dopo essere entrate in contatto con il microbiota cutaneo, favorendo così il processo di guarigione della ferita stessa.


Il microbiota cutaneo potrebbe quindi essere utilizzato per sviluppare nuove strategie terapeutiche che migliorino la guarigione delle ferite senza correre il pericolo di abusare di antibiotici e antisettici.

microbiota e colesterolo

Microbiota e colesterolo, un binomio da scoprire

Esiste una correlazione tra microbiota e colesterolo?

Ormai è scientificamente provato che le alterazioni che si manifestano nel microbiota hanno ripercussioni su tutto l’organismo, dunque appare logico ritenere che la composizione del microbiota possa intervenire nel processi di produzione del colesterolo.


Nel 2017 alcuni ricercatori dell’Università di Shandond (Cina) hanno compiuto delle ricerche per indagare quale sia il ruolo del colesterolo e del metabolismo nel modificare la biodiversità del microbiota intestinale.


Associando una dieta ad alto indice di colesterolo con alterazioni genetiche nella sua via metabolica hanno notato che esiste un rapporto di causalità e correlazione tra i disordini dell’apparato e della trasformazione del colesterolo esogeno (proveniente dalla dieta) ed endogeno (prodotto dall’organismo) e lo status del microbiota intestinale.

Ad oggi, dunque, ci sono molte evidenze che confermano gli effetti del microbiota nel metabolismo del colesterolo. Ma il colesterolo può impattare la composizione del microbiota?


Alti livelli di colesterolo possono influenzare la composizione del microbiota?


Sì, diversi studi sembrano dimostrare che una dieta ad alto tasso di colesterolo riduce il numero delle specie batteriche che fisiologicamente compongono il microbiota.


Infatti, la dieta gioca un ruolo importante nel determinare un cambiamento del microbiota intestinale. Allo stesso tempo, disordini alimentari e metabolici possono portare una modifica del microbioma anche se si deve ancora approfondire il ruolo che le abitudini alimentari hanno nel determinare la biodiversità del microbioma intestinale, specialmente in funzione del loro apporto lipidico.


Microbiota e colesterolo: alcuni batteri convertono il colesterolo rendendolo non assimilabile


La possibilità di manipolare la componente batterica per controllare il colesterolo sembra essere ormai una valida e innovativa strategia terapeutica.

Ma cos’è il colesterolo?

Il colesterolo è un componente essenziale per la struttura e funzionalità cellulare, ma non deve essercene in eccesso. Quando ciò avviene, a causa di una cattiva alimentazione, o disfunzioni metaboliche, il colesterolo contribuisce a sviluppare patologie cardiovascolari.

Oggi curiamo l’ipercolesterolemia con farmaci appositi e una dieta ben calibrata, eppure ulteriori metodi possono arrivare dalla composizione del microbiota intestinale.

Infatti, alcuni ricercatori statunitensi hanno approfondito i meccanismi implicati nella conversione batterica del colesterolo.

Hanno scoperto che esistono batteri in grado di metabolizzare il colesterolo, riducendo quindi i livelli intestinali e sierici. Una scoperta che apre la strada a nuove strategie di controllo delle problematiche cardiovascolari. 

microbioma e invecchiamento

Correlazione tra microbioma e invecchiamento, qualche informazione in più


Esiste una correlazione tra microbioma e invecchiamento?


Diversi studi, svolti da ricercatori di tutto il mondo, dimostrano che la composizione del microbioma è un indicatore dell’invecchiamento.


Dopo aver analizzato un totale di più di 9mila campioni, gli studiosi hanno concluso che l’analisi del microbioma intestinale, orale e della pelle aiuta a predire l’età del soggetto sottoposto all’esame. Ciò significa che il microbioma gioca un ruolo importante nell’accelerare o frenare i processi di invecchiamento, ma anche nella sensibilità a malattie connesse a questo processo.


Dunque sì, c’è una correlazione tra composizione del microbioma e invecchiamento, prestazioni cognitive, fragilità e comorbilità.


Gli studi svolti


Prima di entrare nel vivo della questione, è bene ricordare cosa sia propriamente il microbioma umano e quale sia la sua evoluzione all’interno del nostro organismo.


Per microbioma si intende propriamente l’insieme del materiale genetico della popolazione di microbi (denominata microbiota) che vivono nel nostro organismo e sulla sua superficie.


Così come ognuno di noi vive diversi cambiamenti nell’arco della propria vita, anche il microbioma cambia insieme a noi, modificandosi, evolvendosi e, eventualmente, anche deteriorandosi. 


Durante i primi tre anni di vita il microbioma cambia rapidamente, per poi vedere un periodo di stabilità durante la fase dell’età adulta, ad eccezioni di particolari condizioni di disbiosi. Quando si invecchia, l’intestino vive un’inversione del rapporto tra alcuni batteri: aumentano le specie di batteri che producono butirrato (una molecola che regola le infiammazioni), così come aumentano i livelli di Akkermansia Muciniphila (un batterio che altera la barriera intestinale), mentre diminuiscono i bifidobatteri (microbi alleati della salute).


Si nota subito, quindi, come i processi di invecchiamento vengano notevolmente influenzati dalla composizione del microbioma, tanto che fenomeni spiacevoli tipici dell’età anziana, come la degenerazione del sistema nervoso, alterazione della motilità intestinale, riduzione della barriera intestinale, ma anche osteoporosi, diabete malattie cardiovascolari, demenze e tumori siano causate dall’alterazione del microbiota.


L’intestino custodisce i segni della longevità.


La longevità è un tratto complesso in cui giocano un ruolo chiave la genetica, l’ambiente e il caso. Influenzando molteplici aspetti della fisiologia umana, come il corretto funzionamento del sistema immunitario e del metabolismo energetico, il microbiota intestinale può rappresentare un tassello importante nel definire come e quanto un essere umano può invecchiare mantenendosi in buona salute” afferma Elena Biagi, ricercatrice UniBo.


Analizzando il microbiota di gruppi di soggetti con età differenti (tra i 20 e i 50 anni, tra i 65 ed i 75 anni, tra i 99 ed i 104 anni, tra i 105 e 110 anni), è emersa l’esistenza di quella che viene denominata come “porzione fissa” dell’ecosistema intestinale, composta da microrganismi associati allo stato di salute e produttrici di molecole utili al nostro organismo.


Con l’avanzare dell’età la quantità complessiva di questi particolari microrganismi “buoni” diminuisce, cosa che non accade quando si prende in considerazione l’organismo degli individui longevi ed estremamente longevi.


Cosa ancora più particolare è il fatto che il microbiota intestinale dei centenari mostri i segni di una proliferazione di microrganismi antinfiammatori, immunomodulanti e promotori della salute dell’intestino. È questo un sintomo del fatto che il nostro ecosistema si adatta ai cambiamenti fisiologici che avvengono con l’avanzare dell’età, potendo quindi mantenere uno stato di salute anche in età molto avanzata.


Cosa influenza il microbiota intestinale negli anziani?


Ci sono diversi fattori che possono influenzare la composizione del microbiota intestinale, tra queste troviamo fattori genetici, come la razza di appartenenza dell’individuo, ma anche fattori legati alle abitudini quotidiane, come fumare e fare uso di droghe, ma l’avere una vita poco attiva, una dieta sbagliata e non equilibrata.


Vogliamo soffermarci proprio su quest’ultimo fattore: è ormai dimostrato il legame che intercorre tra la composizione del microbiota intestinale e una dieta sana e diversificata. Avere una dieta monotona e poco diversificata è legata ad una diminuzione della diversità del microbiota intestinale, che porta ad una maggiore fragilità dell’organismo, all’aumento dei marcatori infiammatori fino a evidenziare parametri di salute ormai compromessi.


Conclusione: c’è una correlazione tra microbioma e invecchiamento


Questi studi aprono la strada a nuove ricerche sul ruolo del microbioma nell’accelerare o nel frenare il processo di invecchiamento. Appare chiaro che riuscire a modulare il microbiota intestinale potrebbe aiutare a facilitare il processo di invecchiamento fisiologico e non patologico.

allergie e microbioma

Allergie e microbioma, c’è un legame?

Sempre più studiosi si interrogano se vi sia un legame tra allergie e microbioma.

È ormai risaputo che la flora batterica intestinale influenza diverse funzioni dell’organismo, anche quelle che sembrano apparentemente indipendenti.
Tra di esse vi è anche il sistema immunitario, che viene influenzato dalla condizione di eubiosi e disbiosi del microbiota intestinale.


Risulta sempre più ovvio, quindi, che anche lo sviluppo di patologie allergiche sia strettamente collegato alla funzione del microbiota.

Allergie e microbioma


Al giorno d’oggi non sono ancora certe le cause scatenanti le allergie: fattori genetici, predisposizione personale, agenti esterni come inquinamento o alimentazione.

La teoria che ha più preso piede tra gli studiosi è la cosiddetta “teoria dell’igiene”, secondo cui alla base dello sviluppo allergico c’è la ridotta esposizione dell’organismo ad agenti infettivi.


Crescendo per i primi anni di vita in un ambiente sterile, i bambini non vengono a contatto con bacilli e, nel momento in cui vi entrano in contatto, il sistema immunitario non è preparato. Questo fattore può portare ad una maggiore insorgenza di allergie, proprio perché l’organismo non è in grado di combatterle.


Questa teoria, basata su evidenze sperimentali, porta a ipotizzare che ripristinando una flora intestinale adeguata si possa prevenire la reazione allergica o ridurne l’intensità.


Cosa sono le allergie?


L’allergia è un semplice meccanismo di difesa del nostro organismo.

Nel momento in cui entriamo a contatto con elementi di cui siamo allergici, il nostro corpo li riconosce come nocivi per la nostra salute e cerca di eliminarli in tutti i modi.

Le allergie sono di fatto una reazione eccessiva del nostro sistema immunitario verso sostanze che sono in realtà innocue.


Allergie infantili


Negli ultimi decenni si nota in ambito medico, un aumento dei casi di asma infantile, come mai?


Diversi studi hanno dimostrato che i neonati a rischio di asma infantile presentano squilibri particolari del microbiota intestinale e livelli più alti di un determinato metabolita.

Le ricerche suggeriscono che la composizione batterica giochi un ruolo importante nella sensibilità verso determinati allergeni, eppure le ricerche non sono ancora giunte al dunque. Sembra, infatti, che anche altri prodotti derivati dai microbi contribuiscono ad aumentare il rischio di allergie infantili.


Allergie cutanee


Tra le varie tipologie di allergie, quelle cutanee sono tra quelle più comuni. Una patologia fastidiosa e potenzialmente pericolosa che molti studi stanno cercando di comprendere appieno. Infatti, i meccanismi alla base delle allergie non sono ancora del tutto chiari: ciò che è certo è che la disbiosi intestinale gioca un ruolo chiave in questa tipologia di allergie.


È stato osservato come alcuni soggetti allergici presentino alterazioni della componente batterica intestinale, con conseguente aumento della permeabilità intestinale, dei processi infiammatori e della suscettibilità a dermatiti allergiche da contatto.


Ecco un’ulteriore evidenza a supporto del ruolo del microbiota intestinale nello sviluppo delle allergie: in futuro, tramite la manipolazione della componente batterica, sarà possibile studiare strategie terapeutiche alternative rispetto agli antistaminici.

sonno

Il sonno è un elemento fondamentale per la salute e la qualità della vita

Marcello Romeo, MD, PhD
Docente Master in Nutrizione Umana Università degli studi di Pavia

Trascorriamo un terzo della nostra esistenza dormendo.

SISTEMA NERVOSO CENTRALE

La perdita di sonno influisce negativamente sulle nostre funzioni cerebrali: sulla memoria, sulle nostre emozioni e addirittura sulla regolazione dell’appetito.

Il sonno è fondamentale per il nostro sistema immunitario.

Senza sonno a sufficienza il sistema immune non è in grado di funzionare efficientemente per combattere le malattie.

Una buona qualità e quantità di sonno è importante per il nostro sistema endocrino: la mancanza di sonno rende infatti il corpo meno sensibile all’ormone insulina secreto dal pancreas. Questo aumenta il rischio di sviluppare malattie metaboliche: obesità e diabete.

. 1/3 della popolazione mondiale soffre d’insonnia

. 12 milioni gli italiani che soffrono d’insonnia

. l’insonnia aumenta con il progredire dell’età

. è più frequente nelle donne soprattutto in coincidenza della menopausa e oltre i 65 anni

. negli uomini il primo picco si manifesta tra i 24 e i 34 anni e il secondo picco dopo i 65 anni

Con l’avanzare dell’età aumentano i disturbi del sonno; circa il 60% delle persone sopra i 60 anni ha difficoltà a dormire.

Difficoltà ad addormentarsi, frequenti risvegli, risveglio molto precoce, l’80% dei soggetti riferisce che al risveglio non si sentono bene.

Un aspetto importante del sonno è il concetto di  SOGGETTIVITÀ.

L’insonnia non è definita dalla durata totale del sonno in senso assoluto, ma dalla condizione di “sonno disturbato” e dalla conseguente impossibilità da parte del paziente di riconoscere il sonno come “ristorativo” e capace di dare la sensazione di sentirsi riposati il giorno successivo.

Significa che il fabbisogno totale di sonno varia in genere tra le 4 e le 10 ore e dipende ovviamente da diversi fattori: dall’età, dal sesso, dal tipo di lavoro che svolgiamo, dai ritmi di vita che conduciamo.

Esiste pertanto il cosiddetto: insonne sano

Ovvero una persona che dorme 4 ore e si sveglia riposata non soffre di  insonnia, ma è semplicemente un “dormitore breve sano”.

Fattori che favoriscono l’insorgenza dell’insonnia: età, il sesso, le caratteristiche specifiche del singolo individuo.

Fattori che favoriscono il manifestarsi dell’insonnia: un lutto,  le preoccupazioni, patologie.

Fattori che rendono cronica l’insonnia: fare i cosiddetti pisolini, andare a letto subito dopo aver cenato……

Oggi la ricerca dimostra un ruolo importante del microbiota anzi dimostra che sonno e microbiota sono collegati da una relazione bidirezionale:

DISBIOSI INTESTINALE

Lo stato di disbiosi intestinale può indurre alterazioni significative della qualità e della quantità del sonno.

Ma, allo stesso modo, l’alterazione cronica della qualità e della quantità del sonno possono indurre uno stato di disbiosi intestinale.

Nell’uomo, la ricerca ha dimostrato che la perdita di  sonno può alterare la composizione del microbiota intestinale già in sole 48 ore.

Questo stato di disbiosi intestinale si accompagna a infiammazione e alterazione della permeabilità intestinale e insonnia.

Al contrario, alterazioni della qualità del sonno possono determinare alterazioni significative del microbiota comportando uno stato di disbiosi intestinale.

Migliorare la qualità del nostro sonno allo scopo di migliorare la qualità del nostro microbiota intestinale.

MIGLIORARE LA QUALITÀ DEL NOSTRO MICROBIOTA INTESTINALE

Allo scopo di migliorare la qualità del nostro sonno gli psicobiotici ovvero batteri fisiologici ad azione probiotica in grado di modulare la comunicazione bidirezionale tra cervello intestinale e cervello superiore allo scopo di migliorare il nostro sonno, ridurre l’ansia e lo stress e quindi migliorare il nostro stato di salute e di benessere generale.

Psicobiotici e asse intestino - cervello - Bromatech Milano

Gli psicobiotici: la nuova frontiera nel trattamento integrato di ansia, stress, insonnia e sindrome dell’intestino irritabile

Marcello Romeo, MD, PhD
Docente Master in Nutrizione Umana Università degli studi di Pavia

L’intestino per molto tempo è stato considerato un organo di “periferia” dell’organismo deputato a svolgere soltanto funzioni secondarie rispetto a più “nobili” attività svolte da altri organi quali ad esempio cuore e cervello.


Oggi, alla luce delle numerose evidenze scientifiche pubblicate, l’intestino viene considerato organo di fondamentale importanza nel mantenimento del nostro stato di salute e di benessere contribuendo anche alla nostra salute psichica essendo sede di un “secondo cervello”, dotato di “intelligenza e di “capacità emozionale proprie”.

Oltre 100 milioni di neuroni presenti nel ns intestino tenue che, sommati a quelli presenti a livello esofageo, stomaco ed intestino crasso, superano di gran lunga la popolazione neuronale del nostro midollo spinale.

Il nostro cervello intestinale può essere considerato un vero e proprio “centro di elaborazione dati”. Infatti, la molteplicità di neurotrasmettitori presenti nel nostro intestino suggerisce che il “linguaggio” utilizzato dai neuroni del SNE sia ricco e simile a quello del cervello nella sua complessità. Serotonina, Dopamina e Gaba vengono in parte prodotti direttamente da alcune specie batteriche presenti nel nostro microbiota intestinale.


Questo secondo cervello comunica perfettamente con il nostro cervello superiore con un complesso ed articolato sistema di comunicazione bidirezionale e tale sistema implica l’intervento di vie neurali, endocrine, immunologiche e metaboliche che riconoscono l’intervento del nostro “microbiota intestinale”.


In condizioni di buona salute, la predominanza di batteri “amici”, una barriera intestinale intatta, un’ immunità innata sana sono in grado di controllare la crescita eccessiva di batteri patogeni all’interno del nostro intestino contribuendo ad una migliore funzionalità dell’asse intestino-cervello.


In condizioni di stress e / o di malattia, la disbiosi intestinale ovvero un’alterazione del normale equilibrio del nostro microbiota, può influenzare negativamente l’intestino determinando un’inadeguata funzionalità dell’asse intestino-cervello con conseguenze importanti sulle funzioni del sistema nervoso centrale.

In condizioni di stress e / o di malattia,  infatti, l’integrità della barriera epiteliale è compromessa diventando permeabile. Ciò determina la traslocazione di batteri patogeni o loro sottoprodotti attraverso la mucosa a siti extraintestinali.

La conseguenza è l’attivazione di una esasperata risposta immunitaria sistemica caratterizzata da un aumentata produzione di mediatori proinfiammatori periferici.


Numerose evidenze scientifiche confermano il ruolo esercitato dal nostro microbiota nel modulare non soltanto la funzionalità del nostro intestino ma anche delle nostre emozioni, del nostro umore e delle nostre capacità cognitive.

Alterazioni del tono dell’umore quali ansia, depressione e sindrome bipolare ma anche malattie neurodegenerative quali la malattia di Parkinson, l’Alzheimer e la sclerosi multipla, oggi, riconoscono nella loro insorgenza l’intervento di uno stato di disbiosi intestinale con conseguente alterazione della risposta immunitaria del paziente ed uno stato infiammatorio in grado di estendersi al cervello (neuroinfiammazione).


Le ricerche sul ruolo della flora intestinale sui comportamenti umani, in particolare sull’ansia, sulle paure, sullo stress e in generale sulla nostra salute mentale,  stanno evidenziando delle nuove opportunità terapeutiche da integrare con le cure attualmente disponibili.


I ricercatori dell’Università di Cork diretti da Tedd Dinan neuroscienziato dell’Università di Cork in Irlanda, hanno, infatti, dato  l’avvio ad una nuova braca della medicinna modera: la Psicobiotica che ha come oggetto lo studio del rapporto tra flora batterica intestinale, il, cosiddetto Microbiota e la nostra salute mentale.

Nel 2013 viene, pertanto, introdotto per la prima volta in letteratura il termine psicobiotico per indicare la possibilità di utilizzare un’integrazione probiotica mirata con specifici ceppi batterici probiotici, con l’obiettivo di migliorare le funzioni cognitive, di ridurre i livelli di stress e di ansia, di migliorare il nostro umore e attenuare i sintomi della depressione e ottimizzare la qualità del nostro sonno. Con semplici parole, possiamo affermare che alcuni batteri probiotici possono essere integrati ai comuni farmaci utilizzati nella pratica clinica per migliorare la nostra salute mentale.


La possibilità di intervenire con batteri probiotici per migliorare il nostro tono dell’umore si somma alle numerose altre possibilità di intervento: i probiotici infatti stanno dimostrando di essere particolarmente utili in diverse patologie: dalla sidrome dell’intestino irritabile, alla diarrea da antibiotici, a patologie più complesse come le malattie infiammatorie croniche dell’intestino ed altre ancora.

Lactobacillus rhamnosus, Lactobacillus acidophilus e Lactobacillus reuteri, oggi, considerati psicobiotici hanno dimostrato di poter intervenire sulla nostra psiche.

Ancora una volta la ricerca conferma il ruolo dei nostri batteri intestinali nel mantenere il nostro potenziale stato di salute e di benessere e che l’assunzione di una terapia probiotica mirata può essere un ausilio utile anche per il nostro cervello e la nostra psiche oltre che per il nostro intestino.

Microbioma e microbiota - Bromatech Milano

Microbioma o Microbiota: quale differenza c’è?

Negli ultimi anni, nell’ambiente medico-scientifico viene sempre più utilizzato il termine “microbioma” e, spesso e volentieri, viene confuso con “microbiota”.


Dunque, prima di addentrarci nello specifico degli argomenti del blog, è bene spiegare la differenza che intercorre tra “microbioma” e “microbiota”.


Tutto ha avuto inizio tra gli anni Novanta e l’inizio del Duemila, quando alcuni scienziati americani compirono diversi studi per mappare i geni umani; si aspettavano di trovare un corredo genetico composto da diverse migliaia di specie differenti.

Contro ogni aspettativa, la mappatura del genoma umano fece emergere un dato sorprendente: l’uomo non è fatto di geni, bensì di microbi.


Infatti, l’essere umano contiene al suo interno solo 20.000 geni (pensate che è lo stesso numero che compone un topo). Questo significa che la complessità dell’uomo deriva dai virus e dai batteri che vivono dentro di noi.


Siamo, dunque, un insieme vitale di microbi e cellule corporee, senza i quali non saremmo niente.


MICROBIOTA


Quando si parla di microbiota si fa riferimento alla totalità dei singoli microrganismi e dei virus che vivono e colonizzano uno specifico ambiente, in un determinato tempo.


Agli occhi degli scienziati, la presenza del microbiota è fondamentale per il mantenimento dello stato di salute. Le sue funzioni sono varie ed essenziali: regola l’attività metabolica, influenza gli stati psicologici ed è cruciale per lo sviluppo del sistema immunitario.

Dove si trova la popolazione microbiotica? E’ concentrata per lo più nel tratto intestinale ma, tranne cervello e sistema circolatorio, nel corpo umano sono presenti circa 38.000 miliardi di batteri.


MICROBIOMA


La totalità del patrimonio genetico posseduto dai microbioti è denominata “microbioma”. Un patrimonio di batteri e cellule indispensabile poiché, oltre a regolare la nostra salute, ci caratterizza.

I batteri eubiotici sono così importanti? Lo sono a tal punto che, negli ultimi anni, gli scienziati hanno iniziato a considerare il microbioma un vero e proprio organo. Per la precisione, un organo endocrino aggiuntivo, che contribuisce al funzionamento degli apparati interni e delle principali funzioni umane.


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Un riassunto delle principali differenze tra microbiota e microbioma