modulare il microbiota intestinale

Come modulare il microbiota intestinale

Come modulare il microbiota intestinale 1

Sempre più spesso si sente parlare del microbiota intestinale e della sua importanza.

Come sappiamo, il microbiota è l’insieme di microrganismi che vivono in simbiosi tra loro e con l’organismo umano, senza danneggiarlo ma caratterizzandolo.

Ognuno di noi ha un microbiota diverso perché influenzato da una serie di fattori: alimentazione, abitudini quotidiane, stile di vita, stato psicologico, area geografica dove siamo nati e dove viviamo.

Esistono moltissime tipologie di microbiota: cutaneo, polmonare, nasale, orale, gastrico… di fatto possiamo dire che qualsiasi area del nostro corpo ha un determinato tipo di microbiota e, di conseguenza, di microbioma.

Il microbioma non è altro che il codice genetico dell’insieme dei microrganismi che popolano il nostro corpo.

Tra tutti, il microbiota intestinale è quello sicuramente più conosciuto e più citato.


Perché è importante il microbiota intestinale

Il microbiota intestinale è l’ecosistema microbico più densamente popolato. I microrganismi che lo compongono fanno parte di 8 phyla batterici: Firmicutes; Bacteroidetes; Proteobacteria; Actinobacteria; Fusobacteria; Verrucomicrobia; Cyanobacteria e Spirochaetes.

Non sorprende quindi che il microbiota intestinale possa influenzare fortemente il nostro benessere quotidiano.

Quando ci troviamo in uno stato di benessere, siamo in uno stato di eubiosi, in caso contrario ci troviamo in uno stato di disbiosi.

È proprio questo stato di disbiosi a creare situazioni di stress fisico e psicologico, ecco perché essere in grado di modulare il microbiota intestinale può aiutare il nostro benessere, alleviando numerosi disturbi.


Modulare il microbiota intestinale, speranze per il futuro

Studi recenti hanno dimostrato che il microbiota intestinale più influenzare moltissimi aspetti della nostra vita: come reagiamo a differenti terapie, come il nostro corpo reagisce nei confronti delle malattie autoimmuni, infezioni, infiammazioni e anche come invecchiamo.

Per questo motivo, poter modulare il microbiota intestinale sarebbe un gigantesco passo in campo medico-scientifico.

Al momento, però, non esiste una terapia per modulare il microbiota intestinale, ma la prospettiva di poterlo fare ci offre moltissime possibilità.

Oggi, le strategie più comuni per alterare la composizione del microbiota includono l’uso di antimicrobici, probiotici, prebiotici e antibiotici.

estate e probiotici

Estate e probiotici: 3 regole

Quando si programma un viaggio, specialmente all’estero e in terre lontane, non si deve pensare solo all’itinerario, ai documenti e ai vestiti da mettere in valigia. Si deve pensare anche alla propria salute.

Ebbene sì, estate e probiotici sono un binomio indispensabile per tutti i viaggiatori!


Cosa sono i probiotici


La prima domanda a cui vogliamo rispondere è: “Cosa sono i probiotici?”.

Innanzitutto è bene sapere che i probiotici svolgono un ruolo molto importante nel rafforzare le difese immunitarie.


Abbiamo parlato in modo più approfondito di probiotici e difese immunitarie in questo articolo.

Dunque, cosa sono i probiotici?


Sono microrganismi che rafforzano e riequilibrano il microbiota intestinale. Sono, quindi, batteri “buoni” che una volta ingeriti svolgono funzioni benefiche perché, un volta raggiunto l’intestino, si moltiplicano e rafforzano le difese immunitarie.


Esistono molti tipi diversi di probiotici, ognuno con una funzione particolare.


Estate e probiotici: 3 regole 2

Estate e probiotici

Quando arriva l’estate e si iniziano a programmare le vacanze dobbiamo fare i conti con il cambio di clima, di abitudini alimentari. Questi due fattori (clima diverso e alimentazione diversa) possono generare disturbi gastrointestinali sgradevoli, che potrebbero rovinarci le vacanze.


Il modo per evitare questi spiacevoli inconvenienti, perché non valutare davvero se il binomio “estate e probiotici” funziona?


Qualche consiglio

Alimentazione e probiotici

Non tutti sanno che tra giugno e settembre, i casi di infezioni alimentari triplicano e i motivi sono il caldo e l’alimentazione. In modo semplice per prevenire eventuali problemi è fare una piccola “cura” di probiotici e averne sempre con sé anche all’estero.

Bere

Bere molto è un must dell’estate, ma è indispensabile anche essere sicuri che l’acqua che si ha a disposizione sia potabile. Al tempo stesso è bene far attenzione ai cubetti di ghiaccio che, essendo acqua ghiacciata, potrebbero non essere del tutto privi di batteri patogeni.

Alimenti crudi e cotti

Tartare e sushi sono pietanze ottime, ma è bene far attenzione al posto in cui si consumano. Quindi d’estate è meglio evitare alimenti crudi perché il caldo aiuta la proliferazione di agenti patogeni.

Un intestino sano, con un microbioma in stato di eubiosi è indispensabile per vivere serenamente le vacanze. Quindi sì, il binomio “estate e probiotici” è un buon promemoria per ricordarci di partire preparati.

disbiosi intestinale in età neonatale

La disbiosi intestinale in età neonatale

Il microbioma intestinale ha un ruolo molto importante per la nostra salute, fin dalla nascita.

I microbi iniziano a colonizzare l’intestino subito dopo la nascita, per essere precisi, già durante il parto naturale il neonato viene in contatto con il microbiota vaginale della mamma. Questo spiega perché molto neonati nati con parto naturale abbiano un microbiota intestinale simile a quello vaginale delle madri. Una conferma di quanto il contatto con il mondo esterno sia importante per lo sviluppo del microbioma.

Poiché il microbioma intestinale si sviluppa fin dai primi attimi di vita, è bene sottolineare che anche nei neonati possono presentarsi stati di disbiosi.

Cos’è la disbiosi?

Quando si parla di disbiosi si intende quello stato di squilibrio intestinale che può alterare la flora batterica umana.

Alcool, una dieta squilibrata, assunzione inappropriata di antibiotici, condizioni di stress sono alcuni tra i fattori che possono portare ad uno stato di disbiosi intestinale.

Ma cosa comporta la disbiosi? Quando ci troviamo in uno stato di disbiosi, le colonie batteriche presenti nel nostro corpo hanno minore capacità di controllare la crescita reciproca. Ciò significa che alcuni batteri possono proliferare incontrollatamente, danneggiando altri batteri.

Ne abbiamo parlato più approfonditamente in questo articolo.

La disbiosi intestinale in età neonatale

Anche i neonati possono essere colpiti da disbiosi intestinale, uno stato non allarmante, ma su cui è bene intervenire in modo mirato per evitare malesseri e alterazioni intestinali.

Su Scientific Reports è stata pubblicata una recente indagine (condotta dalla Evolve BioSystems – University of Nebraska) sulla disbiosi neonatale.

Durante la primissima infanzia il microbioma intestinale subisce profonde trasformazioni: si modifica e si arricchisce di microrganismi che offriranno protezione da infezioni enteriche e sosterranno il sistema immunitario.

Eppure, lo studio ha sottolineato che tra 227 neonati, la disbiosi intestinale è una condizione molto comune. Anche nei neonati che appaiono in buona salute è stata rilevata una carenza di Bifidobacterium e, quindi, anche un aumento dei ceppi di batteri associati a infiammazioni enteriche.

Risulta sempre più importante investigare le funzioni del microbioma e quali sono quelle abitudini, alimenti che possono alterarlo. 

probiotici e difese immunitarie

Probiotici e difese immunitarie, quale legame c’è?

Probiotici per modulare le difese immunitarie, che legame c’è?

Diversi studi si stanno concentrando sull’azione dei probiotici all’interno del nostro corpo: quale è il loro ruolo? Quali benefici apportano al nostro intestino?

Nonostante le ricerche scientifiche non siano ancora in una fase conclusiva, vale la pena affrontare la questione dando qualche indicazione interessante.


Cosa sono i probiotici?

Probiotici e difese immunitarie, quindi che legame c’è? I probiotici hanno un ruolo molto importante perché rafforzano le nostre difese immunitarie. È, infatti, dimostrato che quasi il 70% del sistema immunitario ha sede nell’intestino.


Ma cosa sono i probiotici? 

Sono veri e propri microrganismi (soprattutto della specie Lactobacillus e Bifidobacterium) che rafforzano e riequilibrano il microbiota intestinale. L’eubiosi è infatti indispensabile per far sì che il nostro corpo sia sano ed efficiente. Pensate che l’intestino è coinvolto in moltissime funzioni vitali: regola il metabolismo, produce ormoni, sintetizza enzimi e vitamine.

All’interno del tratto intestinale i cosiddetti “batteri buoni” vivono in simbiosi con altri microrganismi. Nel momento in cui il nostro microbioma si altera, i microrganismi come virus, batteri e funghi possono alterare lo stato di equilibrio interno.

Ciò che si deve fare, quindi, è ripristinare l’equilibrio intestinale e, per farlo, si possono assumere probiotici.


Probiotici e salute intestinale

C’è un legame tra probiotici e difese immunitarie e, quindi, salute intestinale. I probiotici apportano numerosi benefici perché riequilibrano la flora intestinale contrastando gli stati di disbiosi. Ostacolano la proliferazione di agenti patogeni rinforzando le pareti intestinali, mantenendo salde le giunzioni tra le cellule. Questi due fattori permettono all’intestino di filtrare meglio ciò che ingeriamo, ciò significa che favoriscono l’assorbimento di nutrienti e evitano il passaggio di molecole indesiderate.


Probiotici e difese immunitarie, cosa dobbiamo sapere


Stress, cambi di stagione, problemi di salute possono mettere a dura prova le difese immunitarie. Oltre ad una sana e corretta alimentazione, possiamo usufruire dell’aiuto di probiotici, che apportano reali benefici al nostro organismo.

  1. Favoriscono il riequilibrio della flora intestinale
  2. Supportano il sistema immunitario
  3. Stimolano l’apparato linfoide
  4. Regolano i livelli del colesterolo
  5. Aiutano a combattere le malattie infettive
  6. Hanno un’azione detox, sono quindi alleati del fegato


L’assunzione di probiotici, che va comunque sempre concordata con il proprio medico curante, è quindi un ottimo aiuto per il nostro sistema immunitario.

fibre_alimentari

L’importanza delle fibre alimentari


Il benessere personale passa immancabilmente per l’alimentazione. Una sana, corretta ed equilibrata dieta può portare moltissimi benefici non solo a livello fisico, ma anche mentale.

Cosa significa avere una “corretta alimentazione”?
Significa assumere una determinata quantità di alimenti caratterizzati da proprietà benefiche: carboidrati, zuccheri, grassi, vitamine, sali minerali e anche le fibre.


L’importanza delle fibre alimentari


Le fibre alimentari hanno notevoli effetti benefici, tanto che sono parte integrante di qualsiasi regime alimentare bilanciato.

Ma cosa sono le fibre? Sono un insieme di sostanze organiche che l’apparato digerente non riesce ad assimilare e, proprio per questo, regolarizzano l’intestino.

Hanno solitamente origine vegetale, come la frutta, la verdura, cereali integrali e legumi.

Perché sono importanti?

Come abbiamo detto, le fibre alimentari sono importanti perché regolarizzano la funzione intestinale, contrastando stitichezza, emorroidi e diverticoliti. Interferiscono con l’assorbimento dei lipidi e glucidi, risultando un ottimo alleato contro l’obesità, ma sono anche utilissime per controllare la glicemia e il colesterolo.

La loro principale funzione è quella di velocizzare il passaggio intestinale delle sostanze tossiche, che verranno poi espulse. In questo modo si mantiene in equilibrio il pH dell’intestino.


Fibre alimentari e microbioma

Diversi studi hanno dimostrato che una dieta povera di fibre altera la composizione del microbioma intestinale e, quindi, può intaccare il metabolismo stesso. Questo fatto può determinare l’insorgenza di infiammazioni e malattie metaboliche dovute alla scarsa diversità della flora intestinale. L’equilibrio intestinale dipende quindi anche dalle fibre alimentari che ingeriamo tramite una dieta varia ed equilibrata.

Inflammaging

Inflammaging

L’invecchiamento è un processo fisiologico che prima o poi toccherà a tutti. Tale processo varia sicuramente da persona a persona, ed è influenzato da vari fattori, sia esterni, che quindi riprendono il tipo di alimentazione e lo stile di vita e sia interni, riferendoci all’infiammazione.

Biomarker dell’invecchiamento è, come abbiamo detto l’infiammazione. 

Infiammazione ed invecchiamento viaggiano su uno stesso binario, motivo per cui, da questo stretto rapporto l’immunologo Dott. Claudio Franceschi (dell’Università di Bologna) ha coniato il termine INFLAMMAGING (dall’unione di Inflammation + aging).

Un’infiammazione cronica lieve (low grade), persistente (cronica), che non ha sintomi visibili (latente) ma che produce effetti sistemici su tutto l’organismo.

Da molti ricercatori, l’infiammazione è considerata come causa di numerose malattie cronico degenerative

Come l’infiammazione diventa Inflammaging

Si parla di infiammazione acuta, quando, a causa di agenti patogeni esterni o eventi traumatici, il nostro organismo attiva un meccanismo di difesa in modo transitorio. Questo meccanismo però, è di tipo transitorio, ciò vuol dire che una volta sparito il problema, il nostro organismo non subirà alcuna conseguenza da questa infiammazione.

Ci sono però casi in cui lo stato di infiammazione è costante nel tempo, trasformando l’infiammazione in cronica portando ripercussioni a carico dei tessuti con manifestazioni come: prurito, dolore o rossore.

Non ci sono sintomi particolari che facciano parlare di Inflammaging, ma nel tempo può rappresentare un fattore di rischio per patologie croniche, quali ad esempio Alzheimer, patologie cardio-vascolari, diabete di tipo II, e non si esclude il cancro.

E’ importante notare che, con l’avanzare dell’età, la capacità di risolvere l’infiammazione diminuisce.

Che ruolo riveste il microbiota nell’Inflammaging 

Il microbiota intestinale riveste un ruolo molto importante nell’ambito dell’Inflammaging.

Questo perché una disbiosi intestinale non correttamente gestita potrebbe contribuire sia a indurre l’Inflammaging, sia a mantenerlo.

Fenomeno che si presenta a causa di vari fattori, come una variazione nello stile di vita, un cambio di alimentazione o l’assunzione di determinati farmaci.

Disbiosi intestinali e problematiche 

Gli squilibri causano variazioni nei livelli di acidi grassi a catena corta, prodotti dal microbiota. 

Le disbiosi potrebbero causare la degenerazione del sistema nervoso enterico, alterazioni del transito intestinale, ed un aumento della permeabilità intestinale. 

Il ruolo dell’alimentazione  

L’alimentazione gioca un ruolo molto importante. Parliamo degli Omega3 e Omega6.

Questi acidi grassi essenziali sono molecole che il nostro corpo deve necessariamente assumere dall’esterno in quanto non in grado di sintetizzarle, è quindi necessario introdurli o attraverso l’alimentazione o attraverso integratori specifici.

Inflammaging e patologie 

L’infiammazione riveste un ruolo molto importante nello sviluppo delle malattie cardiovascolari, come ad esempio l’aterosclerosi, e nella neuroinfiammazione, come per l’Alzheimer.

 Ma non solo: l’inflammaging è alla base anche delle patologie cronico-degenerative osteoarticolari e neoplastiche.

microbiota orale

Microbiota orale

Si sa, la parte del corpo che ospita più microrganismi e batteri è la bocca. Ecco perché studiare il microbiota orale è particolarmente complesso.

Ciò che stupisce è che il microbiota orale ha una caratteristica del tutto unica rispetto agli altri, che contribuisce in modo determinante ad influenzare la salute orale di ognuno di noi.


Cos’è il microbiota orale? 

Il microbiota orale è l’insieme dei microrganismi che vivono in simbiosi nella cavità orale. Costituito principalmente da batteri, questo ecosistema così complesso è costituito da ben 700 specie diverse di microrganismi.

Abbiamo anticipato che vi è una caratteristica unica, e la particolarità sta nel fatto che i batteri hanno la capacità di aggregarsi tra loro aderendo alla superficie dei denti grazie alle proteine salivari. Da questa aggregazione ha origine un biofilm, che costituisce la placca dentale che, calcificandosi può portare alla formazione del tartaro.

Se un soggetto è sano e ha una buona igiene dentale e orale, nell’ecosistema orale si stabilisce un equilibrio tra le specie batteriche presenti ed i sistemi di difesa dell’organismo. Se invece ci troviamo davanti ad un soggetto non sano, l’equilibrio del microbiota orale viene meno e questo squilibrio determina l’origine delle patologie del cavo orale.


A cosa serve il microbiota orale?

Possiamo dire che il microbiota orale svolge una funzione di protezione nel nostro organismo e, specialmente, nella salute orale. Questo è fondamentale perché la composizione della flora batterica orale è responsabile di come reagiamo a infezioni, patologie e malattie.

Da queste considerazioni si comprende immediatamente che studiare approfonditamente il ruolo e la composizione del microbiota orale consentirà ai dentisti e agli odontoiatri di valutare lo stato di salute di ogni paziente. Un’analisi del microbioma orale consente, infatti, di verificare la presenza e la gravità di eventuali malattie parodontali e quindi, garantire cure più tempestive, precise e calibrate.

Quando ci si trova in uno stato di disbiosi orale, i batteri patogeni presenti nel cavo orale possono provocare la diffusione di virus e l’insorgenza di carie dentali, malattie parodontali e altre infezioni. Alcune possono essere prevenute con facilità grazie ad una corretta igiene orale, altri invece possono protrarsi più avanti nel tempo, come carie dentali, gengiviti, afte e herpes labiali. 

microbiota gastrico

Il microbiota gastrico, cos’è?

Abbiamo parlato più volte del microbiota intestinale e del ruolo che esso svolge nel mantenere in salute il nostro organismo. Vogliamo ora parlare dell’importanza del microbiota gastrico e della sua funzione.


Così come lo stato di disbiosi intestinale può essere pericoloso per la nostra salute, allo stesso modo è fondamentale mantenere un equilibrio eubiotico nel tratto gastrico.


Il microbiota gastrico, cos’è?


Per microbiota si intende la popolazione di tutti i microrganismi che popolano un determinato ambiente, in un determinato momento. Dunque, per microbiota gastrico si intende l’insieme dei microrganismi che popolano il tratto gastrico.


Lo stomaco è abitato da diverse specie microbiche e, quando ci si trova in uno stato di disbiosi, il ruolo di queste specie può essere collegato all’insorgenza di patologie gastrointestinali, tra cui malattie infiammatorie o gravi patologie dell’apparato digerente.


Contrariamente a quanto si pensasse anni fa, lo stomaco non è un ambiente sterile. Solo quando, nel 1983, è stato scoperto l’Helicobacter Pylori, gli scienziati si sono resi conto che i batteri popolano anche il nostro stomaco. 


Qual è la differenza con il microbiota intestinale?


Il microbiota gastrico, rispetto a quello intestinale, presenta una minore concentrazione di microrganismi e una diversificazione minore di batteri.


A causa del basso pH (circa 1.4) l’ambiente gastrico è particolarmente difficile da colonizzare e per questo motivo la carica microbica è molto più bassa rispetto al colon e al piccolo intestino.


Possiamo dire che la differenza sostanziale tra il microbiota gastrico e quello intestinale è questa. Infatti, anche qui lo stato di disbiosi gioca un ruolo chiave nell’insorgenza di malattie e patologie.  


Patologie

La distruzione del microbiota gastrico è uno dei trigger di diverse malattie dell’apparato digerente. Ad esempio, nel caso di atrofia gastrica, la barriera acida dello stomaco diminuisce e ciò permette che molti microbi (diversi rispetto a quelli solitamente presenti nel tratto gastrico) intacchino l’organo e il suo funzionamento.


Diversi studi sottolineano che è proprio lo stato di disbiosi a creare la situazione ottimale affinché batteri nocivi determinino un danno istologico, portando anche all’insorgere di patologie come la metaplasia e l’atrofia gastrica.


Ecco quindi che diventa sempre più evidente il possibile ruolo del microbiota gastrico.

microbioma e invecchiamento

Correlazione tra microbioma e invecchiamento, qualche informazione in più


Esiste una correlazione tra microbioma e invecchiamento?


Diversi studi, svolti da ricercatori di tutto il mondo, dimostrano che la composizione del microbioma è un indicatore dell’invecchiamento.


Dopo aver analizzato un totale di più di 9mila campioni, gli studiosi hanno concluso che l’analisi del microbioma intestinale, orale e della pelle aiuta a predire l’età del soggetto sottoposto all’esame. Ciò significa che il microbioma gioca un ruolo importante nell’accelerare o frenare i processi di invecchiamento, ma anche nella sensibilità a malattie connesse a questo processo.


Dunque sì, c’è una correlazione tra composizione del microbioma e invecchiamento, prestazioni cognitive, fragilità e comorbilità.


Gli studi svolti


Prima di entrare nel vivo della questione, è bene ricordare cosa sia propriamente il microbioma umano e quale sia la sua evoluzione all’interno del nostro organismo.


Per microbioma si intende propriamente l’insieme del materiale genetico della popolazione di microbi (denominata microbiota) che vivono nel nostro organismo e sulla sua superficie.


Così come ognuno di noi vive diversi cambiamenti nell’arco della propria vita, anche il microbioma cambia insieme a noi, modificandosi, evolvendosi e, eventualmente, anche deteriorandosi. 


Durante i primi tre anni di vita il microbioma cambia rapidamente, per poi vedere un periodo di stabilità durante la fase dell’età adulta, ad eccezioni di particolari condizioni di disbiosi. Quando si invecchia, l’intestino vive un’inversione del rapporto tra alcuni batteri: aumentano le specie di batteri che producono butirrato (una molecola che regola le infiammazioni), così come aumentano i livelli di Akkermansia Muciniphila (un batterio che altera la barriera intestinale), mentre diminuiscono i bifidobatteri (microbi alleati della salute).


Si nota subito, quindi, come i processi di invecchiamento vengano notevolmente influenzati dalla composizione del microbioma, tanto che fenomeni spiacevoli tipici dell’età anziana, come la degenerazione del sistema nervoso, alterazione della motilità intestinale, riduzione della barriera intestinale, ma anche osteoporosi, diabete malattie cardiovascolari, demenze e tumori siano causate dall’alterazione del microbiota.


L’intestino custodisce i segni della longevità.


La longevità è un tratto complesso in cui giocano un ruolo chiave la genetica, l’ambiente e il caso. Influenzando molteplici aspetti della fisiologia umana, come il corretto funzionamento del sistema immunitario e del metabolismo energetico, il microbiota intestinale può rappresentare un tassello importante nel definire come e quanto un essere umano può invecchiare mantenendosi in buona salute” afferma Elena Biagi, ricercatrice UniBo.


Analizzando il microbiota di gruppi di soggetti con età differenti (tra i 20 e i 50 anni, tra i 65 ed i 75 anni, tra i 99 ed i 104 anni, tra i 105 e 110 anni), è emersa l’esistenza di quella che viene denominata come “porzione fissa” dell’ecosistema intestinale, composta da microrganismi associati allo stato di salute e produttrici di molecole utili al nostro organismo.


Con l’avanzare dell’età la quantità complessiva di questi particolari microrganismi “buoni” diminuisce, cosa che non accade quando si prende in considerazione l’organismo degli individui longevi ed estremamente longevi.


Cosa ancora più particolare è il fatto che il microbiota intestinale dei centenari mostri i segni di una proliferazione di microrganismi antinfiammatori, immunomodulanti e promotori della salute dell’intestino. È questo un sintomo del fatto che il nostro ecosistema si adatta ai cambiamenti fisiologici che avvengono con l’avanzare dell’età, potendo quindi mantenere uno stato di salute anche in età molto avanzata.


Cosa influenza il microbiota intestinale negli anziani?


Ci sono diversi fattori che possono influenzare la composizione del microbiota intestinale, tra queste troviamo fattori genetici, come la razza di appartenenza dell’individuo, ma anche fattori legati alle abitudini quotidiane, come fumare e fare uso di droghe, ma l’avere una vita poco attiva, una dieta sbagliata e non equilibrata.


Vogliamo soffermarci proprio su quest’ultimo fattore: è ormai dimostrato il legame che intercorre tra la composizione del microbiota intestinale e una dieta sana e diversificata. Avere una dieta monotona e poco diversificata è legata ad una diminuzione della diversità del microbiota intestinale, che porta ad una maggiore fragilità dell’organismo, all’aumento dei marcatori infiammatori fino a evidenziare parametri di salute ormai compromessi.


Conclusione: c’è una correlazione tra microbioma e invecchiamento


Questi studi aprono la strada a nuove ricerche sul ruolo del microbioma nell’accelerare o nel frenare il processo di invecchiamento. Appare chiaro che riuscire a modulare il microbiota intestinale potrebbe aiutare a facilitare il processo di invecchiamento fisiologico e non patologico.

allergie e microbioma

Allergie e microbioma, c’è un legame?

Sempre più studiosi si interrogano se vi sia un legame tra allergie e microbioma.

È ormai risaputo che la flora batterica intestinale influenza diverse funzioni dell’organismo, anche quelle che sembrano apparentemente indipendenti.
Tra di esse vi è anche il sistema immunitario, che viene influenzato dalla condizione di eubiosi e disbiosi del microbiota intestinale.


Risulta sempre più ovvio, quindi, che anche lo sviluppo di patologie allergiche sia strettamente collegato alla funzione del microbiota.

Allergie e microbioma


Al giorno d’oggi non sono ancora certe le cause scatenanti le allergie: fattori genetici, predisposizione personale, agenti esterni come inquinamento o alimentazione.

La teoria che ha più preso piede tra gli studiosi è la cosiddetta “teoria dell’igiene”, secondo cui alla base dello sviluppo allergico c’è la ridotta esposizione dell’organismo ad agenti infettivi.


Crescendo per i primi anni di vita in un ambiente sterile, i bambini non vengono a contatto con bacilli e, nel momento in cui vi entrano in contatto, il sistema immunitario non è preparato. Questo fattore può portare ad una maggiore insorgenza di allergie, proprio perché l’organismo non è in grado di combatterle.


Questa teoria, basata su evidenze sperimentali, porta a ipotizzare che ripristinando una flora intestinale adeguata si possa prevenire la reazione allergica o ridurne l’intensità.


Cosa sono le allergie?


L’allergia è un semplice meccanismo di difesa del nostro organismo.

Nel momento in cui entriamo a contatto con elementi di cui siamo allergici, il nostro corpo li riconosce come nocivi per la nostra salute e cerca di eliminarli in tutti i modi.

Le allergie sono di fatto una reazione eccessiva del nostro sistema immunitario verso sostanze che sono in realtà innocue.


Allergie infantili


Negli ultimi decenni si nota in ambito medico, un aumento dei casi di asma infantile, come mai?


Diversi studi hanno dimostrato che i neonati a rischio di asma infantile presentano squilibri particolari del microbiota intestinale e livelli più alti di un determinato metabolita.

Le ricerche suggeriscono che la composizione batterica giochi un ruolo importante nella sensibilità verso determinati allergeni, eppure le ricerche non sono ancora giunte al dunque. Sembra, infatti, che anche altri prodotti derivati dai microbi contribuiscono ad aumentare il rischio di allergie infantili.


Allergie cutanee


Tra le varie tipologie di allergie, quelle cutanee sono tra quelle più comuni. Una patologia fastidiosa e potenzialmente pericolosa che molti studi stanno cercando di comprendere appieno. Infatti, i meccanismi alla base delle allergie non sono ancora del tutto chiari: ciò che è certo è che la disbiosi intestinale gioca un ruolo chiave in questa tipologia di allergie.


È stato osservato come alcuni soggetti allergici presentino alterazioni della componente batterica intestinale, con conseguente aumento della permeabilità intestinale, dei processi infiammatori e della suscettibilità a dermatiti allergiche da contatto.


Ecco un’ulteriore evidenza a supporto del ruolo del microbiota intestinale nello sviluppo delle allergie: in futuro, tramite la manipolazione della componente batterica, sarà possibile studiare strategie terapeutiche alternative rispetto agli antistaminici.